martedì 22 febbraio 2011

Coraggio!!!




Nuova ambasciata partenopea alle porte di Grosseto: appena usciti dalla città, in direzione Marina, si incontra, infatti, il bivio con le indicazioni per la pizzeria "Il Querciolo", nome assai poco napoletano.
In questi spazi che una volta erano campagna e si preparano, a malincuore, a diventare città, è stato da poco aperto questo locale dai toni chiari, rassicuranti, con un ampio salone, tavoli ben distanziati e accuratamente apparecchiati.
Il ristorante offre, oltre ad un servizio ottimo, una buona proposta di piatti di indole napoletana, tra cui anche diverse preparazioni di mare, insieme a piatti "indigeni"(tagliatelle al cinghiale) in un insieme piacevole, ma che forse pecca di originalità e carattere.
Assaggiamo, come antipasto, le classiche panelle accompagnate da un ottimo prosciutto crudo, mentre attendiamo, brevemente, la vera protagonista della tavola. La pizza, ben lievitata, soffice e gustosa ci arriva dal forno posizionato in bella vista, di fronte all'ingresso.
La "Professore" accosta mozzarella, fiori di zucca, alici e origano in un amalgama di sapori molto stuzzicante, tanto che scompare con la stessa rapidità con cui era arrivata in tavola.
Naturalmente non mancano tutti i classici della pizzeria e qualche interessante variazione con la possibiità, a richiesta, di utilizzare la mozzarella di bufala(a gusto mio troppo acquosa, ma sono punti di vista).
La sopraggiunta sazietà ci impedisce di attingere al carrello dei dolci che però si presenta molto invitante, con babà e torta caprese in bella evidenza, insieme a cassatine siciliane dai colori vivaci.
In estrema sintesi un locale corretto, a partire dal conto(antipasto, pizza, birra media sui 16 euro) con emissione di regolare scontrino fiscale: sugli scudi una pizza ottima, che si lascia digerire senza strascichi notturni, mentre è rimandato il giudizio sulla produzione della cucina, che non abbiamo assaggiato.
Della cucina, invece, abbiamo purtroppo subito gli effluvi, con i vestiti che al ritorno a casa sono volati direttamente in lavatrice.
Se mi potessi permettere un consiglio, oltre ad un aspiratore migliore, sarebbe quello di puntare maggiormente sul carattere partenopeo del locale, portando sapori che in questa zona sono pressochè sconosciuti, magari a discapito di piatti ecumenici che, nel tentativo di accontentare un po' tutti, tolgono personalità al locale.

PIZZERIA RISTORANTE IL QUERCIOLO
Loc. Querciolo, 15
Grosseto
Tel. 0564.438004

martedì 15 febbraio 2011

Ogni promessa è debito



Mi ero ripromesso(qui) di tornare da Romolo e finalmente ce l'ho fatta.

Venerdì sera di febbraio ci presentiamo, incauti, senza prenotare e la fortuna ci assiste, visto che qualcuno chiama nel momento per disdire.
Ero già stato da Romolo un paio di volte, ma sempre nella bella stagione sedendomi ai tavoli apparecchiati, rusticamente, su Via Vinzaglio. Riesco solo adesso a rendermi conto che il locale, in sè, è piuttosto piccolo, non si arriva a 40 coperti, ma esprime una piacevolissima sensazione di calore, a partire dal caminetto all'ingresso, dove Romolo stesso arrostisce le carni. Alle pareti centinaia di ricordi dei viaggi di Romolo in Sudamerica e Africa alla scoperta dei popoli più incontaminati e decine di ritagli di giornale riguardanti le sue imprese, spesso in sella ad una bicicletta.
Il servizio è rapido, ma cortese, le tovagliette di carta arrivano subito insieme a posate e acqua e impieghiamo pochi minuti ad ordinare.
Il menù è in realtà un volume da sfogliare, ma in buona parte è una raccolta di detti maremmani e di battute divertenti: attenendoci alle portate come antipasto sono protagonisti i crostoni(eccellente quello al Lardo di Colonnata) e i taglieri, con particolare attenzione ai formaggi declinati secondo tipologia o provenienza, mentre i salumi sono ottimamente selezionati e in porzioni abbondanti.
Passando ai primi non mancano mai le zuppe, a partire dalla tipica Acquacotta, e i sughi più tradizionali, su tutti il ragù di cinghiale, che si accompagnano con una gran varietà di paste fresce fatte in casa e di paste secche di Gragnano. Spesso si trova un piatto del giorno, nel nostro caso tortelli di cavolo e maiale con olio e parmigiano deliziosi.
Come accennato la specialità di Romolo è però la brace con i classici tagli nobili(fiorentina, bistecca), ma anche con preparazioni meno scontate come guanciale di maiale, costolette di agnello o alette di pollo. Una bella grigliata mista soddisferà ogni curiosità e ogni appetito specialmente se accompagnata con verdure grigliate sul momento.
In quest'ultima visita abbiamo trovato un po' sguarnito il reparto dolci, anche se la torta di mele era ottima, mentre segnaliamo l'ottima prova della Cantina, da cui escono ottimi Morellino e Montecucco di produttori anche non scontati, mentre non mancano prodotti ilcinesi di nome, talvolta anche di vecchie annate. Per gli appassionati le bottiglie sono esposte sugli scaffali con indicazione dei prezzi per una scelta ragionata, noi abbiamo optato per un Morellino Etichetta Rossa di Sellari Franceschini e devo dire che si è rivelata una piacevole scoperta. Da segnalare anche un'ottima selezione di birre e grappe.
Il conto non sarà particolarmente contenuto(intorno ai 30 euro cadauno vino compreso), ma sicuramente uscirete con ripromettendovi di tornare a trovare Romolo.

E ogni promessa è debito...

VINERIA DA ROMOLO
Via Vinzaglio, 3(dietro al Duomo)
Grosseto
Tel. 0564.27551

venerdì 11 febbraio 2011

Harakiri ilcinese




Non è stata una mia scelta, ma a Montalcino ci sono nato.
C'era nata prima di me una metà buona della mia progenia e, nonostante i suoi abitanti spesso non facciano grandi sforzi per risultare simpatici, devo confessare di essere affezionato a questo paese, che, anche se vorrebbe esser città, sempre paese rimane.
Nonostante il PIL da città infatti, del paese mantiene le dimensioni e, soprattutto, la mentalità: chiusa, autarchica, arroccata, come già la sua collocazione lascia intuire.
Grazie a Dio, vorrei aggiungere, perchè se Montalcino è diventato quello che è, lo deve alla Natura ma anche all'integralismo e alla cocciutaggine dei suoi abitanti e dei suoi agricoltori.

Poi capita che arrivino i soldi. Tanti, non proprio per tutti, ma per molti.
E così molti agricoltori diventano imprenditori, alcuni imprenditori diventano speculatori, i quintali di Brunello si moltiplicano, qualcuno inizia a mormorare, qualcuno ad indagare e qualcun'altro a patteggiare.
Il Sangiovese perde il monopolio, i vitigni internazionali indigeni o importati, prendono piede e si accomodano alla chetichella nella Doc "Sant'Antimo".
Ma si sa, sono tempi di crisi, il mercato non tira granchè, le cantine traboccano e così invece di sforzarsi per fare prodotti migliori(si può), per promuovere meglio quelli che ci sono o, eresia, per contenere i prezzi che si fa?
Si diluisce il marchio, permettendo un 15% di altri vitigni nel Disciplinare del Rosso di Montalcino.
Eh sì, perchè da sempre il problema insormontabile del Sangiovese è che...sa troppo di Sangiovese, come già la storia del Chianti ci insegna.
Non sono un enologo e neanche un esperto di marketing, per cui non provo neanche a spiegarvi perchè, ma a me mi sembra proprio una grande cazzata, un'idea miope che non dovrebbe neanche sfiorare un Montalcinese. Tutto qui.
Non sono in grado di spiegarvi perchè, ma ho la netta sensazione che sarà un grossolano errore cui si potrà rimediare soltanto facendo retromarcia quando il marchio sarà già "sputtanato".

martedì 1 febbraio 2011

Antidepressivo Caprese


Pur non essendo un medico, e tanto meno uno psichiatra, stasera vi propongo la ricetta di uno dei più potenti antidepressivi che conosca: la Torta Caprese.
Questa versione è opera di un celebre pasticciere campano ed è tanto ricca, quanto semplice da realizzare.
E' sufficiente mescolare, con delicatezza e nell'ordine, i seguenti ingredienti:
  • Burro morbido 175g;
  • Zucchero 175g(variabili secondo il gusto, io ne metto 125g);
  • 5 tuorli;
  • Cioccolata fondente(50% cacao) 175 g, spezzettata grossolanamente(io la "affetto");
  • Cacao amaro 30g;
  • Mandorle con pelle tostate e tritate 175g;
  • 5 chiare montate a neve con un pizzico di sale;
  • Fecola di patate 60g;
  • Lievito per dolci una bustina.
Versare il composto in una teglia imburrata e "infarinata" con la fecola; quindi cuocere in forno non ventilato a 160° per 45 minuti e comunque sino al superamento della prova dello stecchino.
Per i più ghiotti, può essere accompagnata da una crema o da un po' di panna, io la preferisco al naturale con accanto un bicchierino di rhum agricolo.
Questa torta è adatta ai celiaci e, sostituendo il burro con altrettanta margarina, anche agli intolleranti al lattosio.

Assumere con moderazione.