mercoledì 26 ottobre 2011

Ancora lui

Fonte: http://micheleambrosio.splinder.com


Vi ho mai detto che impazzisco per il Pan co' santi e che a Grosseto non ho trovato ancora nessuno che lo fa veramente buono(mi basterebbe anche un po' meno)?

L'ho già fatto lo so(qui, qui e ancora qui).

Non avendo ricevuto segnalazioni sul fronte maremmano, vi aggiorno su quello senese: solite certezze dal Panificio Giuliani di Torrenieri(frazione di Montalcino) che forse ha solo ridotto infinitesimalmente la quantità di frutta secca, mentre una new entry scala rapidamente la classifica, piazzandosi, al momento, al primo posto: Il Panificio "Il Magnifico" di Siena, non tradisce il nome e sforna un piccolo capolavoro di frutta secca e pepe nero, fragrante e saporito, anche in versione schiacciata(estrosità perdonata alla grande).
Di sabato pomeriggio abbiamo fatto un po' di fila per assicurarci un paio di panetti ancora bollenti di forno, prezzi altini(sopra i 13 euro/kg e bollente pesa ancora di più), ma non abbiamo rimpianto neanche un centesimo. Per i non amanti del genere, e ce ne sono, anche ricciarelli deliziosi, per tutti un servizio di vendita online direttamente dal sito(il pan co' santi non è nella lista, ma non credo avranno problemi a spedirlo comunque).


Panificio Il Magnifico
Via dei Pellegrini, 27
Siena
Tel. 0577.281106

domenica 16 ottobre 2011

Come funghi...



Strane stagioni quest'anno.
Caldo, afa, sole, neanche una goccia d'acqua...se non fosse per questo vento rinfrescante che soffia forte da alcuni giorni(un peccato solo perchè alimenta gli incendi) sembrerebbe ancora uno strascico d'estate.

E la vendemmia?
Come ormai su tutto in Italia(in Toscana a dire il vero lo si è sempre fatto) ci si divide in due fazioni, gli ottimisti, di natura o di convenienza, e i prudenti.
Per ora sospendiamo il giudizio, ne riparliamo quando ci sarà da berlo.

Diverso il discorso per quanto riguarda i funghi che quest'anno sono stati veramente una rarità: certo sui banchi del mercato qualcuno se n'è visto, ma i più avevano quel colorino smorto che denota una provenienza orientale e un sapore trascurabile...pazienza sarà per il prossimo anno.

Come funghi invece crescono le costruzioni nella zona del Pizzetti: ogni volta che ci passo accanto, per recarmi in città, mi chiedo dove alloggeranno al momento tutte quelle famiglie che stanno attendendo di andare a vivere nel nuovo quartiere(e soprattutto dove avranno trovato un mutuo).
Perchè ci deve essere per forza una lunga lista di persone che stanno attendendo quelle case, mica avremo cementificato un pezzo di campagna solo perchè non si sapeva cos'altro costruire in un momento di stallo?
Se così fosse, se avanzasse manodopera, anche a tempi persi, ci sarebbe sempre da completare quella palazzina all'inizio di Principina Terra, sulla sinistra, proprio vista rotatoria: è un piccolo lavoro, c'è già muri e tetto, ma lasciata lì in quel modo, ormai da anni, fa proprio schifo.
Se proprio non si trovassero le maestranze, almeno che qualcuno ci pianti un po' d'edera per decoro.

domenica 9 ottobre 2011

Secondi a nessuno

Photo di G.Francalanci by Flickr.com


Se c'è una definizione che proprio non sopporto è quella di "secondo vino".
Non voglio indagare le implicazioni commerciali e finanziarie di questa classificazione arbitraria, ma in prospettiva, mi sembra proprio che il futuro di questo tipo di prodotti sia piuttosto roseo e che la presunta "secondarietà" sia destinata a scemare.

A livello economico/politico stiamo vivendo giornate strane, in cui la necessità di un cambiamento di rotta mondiale è pari al nostro rassegnato immobilismo e se le aspettative non sono quelle di un nuovo boom mondiale, meno che mai italiano, quanto piuttosto di una progressiva, speriamo, frenata, non vedo come questo fenomeno non possa interessare, fin da subito, anche le scelte dei produttori di vino.

Se questo sarà (le alternative preferisco non prenderle in considerazione), credo proprio che ci sarà un rinnovato interesse per vini dalla sintassi corretta e comprensibile, prima di tutto piacevoli, pensati per accompagnarsi al cibo e di prezzo ragionevole.

Questo identikit sembra proprio corrispondere all'idea attuale di secondo vino.
Prendo ad esempio il Prugnolo 2009 di Boscarelli, Rosso di Montepulciano bevuto in più occasioni in questi ultimi giorni: nasce da genitori nobili, il Sangiovese e il territorio di Montepulciano, ma non te lo fa pesare, nè al palato nè al portafoglio(10 € circa), accompagna eccellentemente la cucina toscana e non ti costringe a parlare per tutto il pasto di lui, se non quando qualcuno ti fa notare che è già finita la seconda bottiglia.

Lo vogliamo chiamare ancora "secondo vino"? O meglio ancora "denominazione di ricaduta"?
Siamo sicuri che la scelta di un Nobile sarebbe stata migliore, che sarebbe stata più apprezzata?
E se sì, abbastanza da giustificare la spesa aggiuntiva?

lunedì 3 ottobre 2011

Alloctono sarai te!




La caccia all'autoctono vi ha stancato? Non ne potete più dei talebanismi del momento?

Bene, se il Vermentino e l'Ansonica non vi bastano, ma ce ne sono di ottimi, vi farà piacere sapere che in Maremma, nella zona a sud del capoluogo, soprattutto, si producono ottimi vini da uve sauvignon.

Ne produce una buona versione Antonio Camillo, braccio armato di Poggio Argentiera, che da qualche anno imbottiglia con il suo nome anche due ciliegioli pregevoli(Principio, più immediato, e Vallerana Alta, più etereo ed elegante, Eccellenza della Guida l'Espresso nell'ultima versione).
Per "Alture", questo il nome in etichetta, si utilizzano uve provenienti da una vigna vicino Pitigliano e quello che ne esce, nella versione 2010,  è un vino tagliente, di ottima bevibilità e con una predominanza delle note di pompelmo, sia al naso che, soprattutto in bocca. Un vino, a mio avviso, più adatto ad accompagnare la cucina di mare, magari anche la più corposa(penso al pesce azzurro) piuttosto che per un aperitivo, dove acidità e finale "amaro", di pompelmo appunto, risulterebbero meno bilanciate. L'assaggio a  qualche mese di distanza potrebbe riservare sorprese, comunque.

Scendendo da Pitigliano verso il mare, si incontra l'altra cantina che ha fatto conoscere il sauvignon Maremmano: Montauto.
Qui i vini prodotti con questo vitigno internazionale sono addirittura due: il Gessaia, da vigne recenti, delicato di note floreali e agrumate, tipiche, asciutto, diretto come il terreno che lo produce. Si avverte in questo vino, soprattutto nel finale, una maggiore sapidità rispetto all'Alture, verosimilmente dovuta alla maggiore vicinanza con il Tirreno.
Stessa nota salina che si ritrova nell'"ENOS I", proveniente da vecchie vigne(relativamente, 15 anni) e destinato ad altri traguardi sia qualitativi che evolutivi(assaggiato uno strepitoso 2006, ormai credo esaurito in cantina): un vino di ottima complessità ed eleganza che rappresenta un'altra sfaccettatura della Maremma grossetana, visto che non si vive di solo Sangiovese e Vermentino(ci sono l'Ansonica, il Ciliegiolo etc etc etc).

La mia esperienza si ferma qui, ma aspetto fiducioso indicazioni di altri produttori che si cimentino con questo vitigno, sono proprio curioso.


P.S. Perdonerete lo spot involontario per Esselunga. La campagna pubblicitaria era molto carina, il Sig. Caprotti mi è molto simpatico e il fatto che non possiamo avere un supermercato Esselunga nel raggio di 150 km mi fa molto schifo.