Oggi mi tocca.
Quando vivevamo a Roma, l'IKEA era lì, dietro casa, quasi una dependance, ma adesso che siamo a Grosseto è tornato ad essere quel miraggio che era stato anni fa quando ancora gli spacciatori di truciolato svedesi non avevano varcato il Rubicone.
Oggi mi tocca l'IKEA Day.
Sono disposto a girare tra gli scaffali per ore, a misurare e rimisurare per capire se lo scatolone entrerà in auto, persino a trascorrere pomeriggi a montare la libreria Expedit, ma il salmone coi mirtilli no.
Mia moglie lo sa e così non fa storie quando le dico che prima, però, andiamo a pranzo da Burde(sacrificata...).
Non sono mai stato da Burde, nonostante il gran parlare che se ne fa in Rete: si definisce trattoria, ma la cantina sembra quella di uno stellato, potresti chiamarlo ristorante, ma il menù è "a voce" e i vari neologismi, wine bar ad esempio, non si addicono affatto ad un luogo che era già aperto quando è nata mia nonna Adele, che ha un paio di mesi più di Rita Levi Montalcini.
E' Burde, semplicemente, locale storico fiorentino(con tanto di stemma sui piatti) aperto tutti i giorni a pranzo e il venerdì a cena(salvo eventi speciali, piuttosto frequenti) orchestrato dai fratelli Gori, Andrea in sala e Paolo in cucina.
Non indugio oltre in presentazioni, visto che vi sarà facilissimo trovare in Rete video e notizie su questo locale(Andrea è un perfetto Pollicino 2.0): l'ambiente è molto curato, con oggetti di gusto, che trasmettono calore, mentre il servizio è attento e veloce, tutt'altro che formale.
Mentre il locale si va riempiendo ci arrivano pane, schiacciata e un bel bicchiere di Chianti seguiti a ruota dalla nostra comanda: farinata gialla con cavolo nero per iniziare(piatto a me sconociuto prima, ma delizioso, anche grazie all'ottimo olio a disposizione) e lampredotto in zimino(piccante con spinaci, molto buono). Intanto agli altri tavoli atterrano zuppa di farro e ribollita, pecora in umido e rostinciana e altre preparazioni che ci incuriosiscono.
Allungo la mano per sbirciare la carta dei vini, abbandonata sul pianoforte(ignorantissimo in materia, comunque uno strumento musicale coi tasti): il concetto di trattoria svanisce di fronte alla selezione di Champagne o alla disponibilità di vecchie annate di Brunello Biondi Santi o di Fattoria dei Barbi, solo per fare pochi esempi.
Pochissimi minuti ed arriva il castagnaccio, alto e morbido, mentre Andrea insegue per la sala una bottiglia di vin santo, battibeccando con un cameriere su chi dovesse provvedere al rifornimento del dolce liquido.
Sicuramente una roccaforte della tradizione culinaria fiorentina, adatta anche per un pasto veloce e che merita anche una visita serale, con maggiore calma e magari il tempo di scegliersi una bella bottiglia.
E adesso si può persino andare all'IKEA.
P.S. Anche il caffè è molto buono, provatelo senza zucchero, primo perchè ne vale la pena, secondo perchè sennò mi fate arrabbiare Andrea.
N.B. Prezzi nella media(due primi, due secondi, acqua, un calice di Chianti, un dolce e due caffè 47 euro), si sale, ovviamente, se si ordina ciccia.