domenica 9 ottobre 2011

Secondi a nessuno

Photo di G.Francalanci by Flickr.com


Se c'è una definizione che proprio non sopporto è quella di "secondo vino".
Non voglio indagare le implicazioni commerciali e finanziarie di questa classificazione arbitraria, ma in prospettiva, mi sembra proprio che il futuro di questo tipo di prodotti sia piuttosto roseo e che la presunta "secondarietà" sia destinata a scemare.

A livello economico/politico stiamo vivendo giornate strane, in cui la necessità di un cambiamento di rotta mondiale è pari al nostro rassegnato immobilismo e se le aspettative non sono quelle di un nuovo boom mondiale, meno che mai italiano, quanto piuttosto di una progressiva, speriamo, frenata, non vedo come questo fenomeno non possa interessare, fin da subito, anche le scelte dei produttori di vino.

Se questo sarà (le alternative preferisco non prenderle in considerazione), credo proprio che ci sarà un rinnovato interesse per vini dalla sintassi corretta e comprensibile, prima di tutto piacevoli, pensati per accompagnarsi al cibo e di prezzo ragionevole.

Questo identikit sembra proprio corrispondere all'idea attuale di secondo vino.
Prendo ad esempio il Prugnolo 2009 di Boscarelli, Rosso di Montepulciano bevuto in più occasioni in questi ultimi giorni: nasce da genitori nobili, il Sangiovese e il territorio di Montepulciano, ma non te lo fa pesare, nè al palato nè al portafoglio(10 € circa), accompagna eccellentemente la cucina toscana e non ti costringe a parlare per tutto il pasto di lui, se non quando qualcuno ti fa notare che è già finita la seconda bottiglia.

Lo vogliamo chiamare ancora "secondo vino"? O meglio ancora "denominazione di ricaduta"?
Siamo sicuri che la scelta di un Nobile sarebbe stata migliore, che sarebbe stata più apprezzata?
E se sì, abbastanza da giustificare la spesa aggiuntiva?

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