martedì 10 agosto 2010

Acqua azzurra, acqua cara


Esiste un ristorante, nella nostra Maremma, dove il cameriere si avvicina al tuo tavolo ed inizia a parlarti in tedesco. Poi accortosi della tua espressione interlocutoria tira fuori il suo miglior accento napoletano “Ah ma allora siete stranieri?”.


Può capitare di sentirsi stranieri a pochi chilometri da Gavorrano, stranieri magari, ma fortunati, visto lo splendore da cui siamo circondati: campi da golf intervallati da macchia mediterranea a perdita d’occhio, da un lato il mare e dall’altro le colline fitte di vegetazione.

Ieri sera sono tornato, dopo un paio d’anni, al “Golf Hotel Il Pelagone” di Gavorrano, un lussuoso Resort incastonato in un paesaggio splendido, per mettere alla prova Fausto, lo chef che nel 2008 aveva organizzato uno splendido banchetto nuziale, il mio per l’appunto.

Non ho trovato Fausto, credo che abbia traslocato altrove, ma abbiamo potuto assaggiare comunque un’ottima cucina, in un’atmosfera elegante e persino romantica.

Non ci potevamo certo aspettare un menù enciclopedico, visto che si tratta pur sempre del ristorante di un hotel ed in più in altissima stagione. Per gli ospiti dell’hotel la cena è a buffet, mentre noi preferiamo scegliere dalla carta un classicissimo, fin troppo, antipasto di mare con insalata di mare e carpacci(ahimè si ostinano tutti a chiamarli così, anche se non lo sono). La materia prima è ottima e la porzione persino abbondante

Successivamente ci affidiamo alla griglia amministrata da un giovane cuoco con un elegantissima divisa scura e cappellone di ordinanza: l’orata è cotta alla perfezione, la carne è tenera e succosa, non possiamo che dirci soddisfatti.

Si prospetta un successone…e invece non proprio, perchè le dolenti note sono particolarmente dolenti e toccano un argomento a me molto caro: il bere.

Iniziamo dal litro di Acqua Panna a 3,50 euro che francamente ci sembra proprio troppo. La tendenza a “salare” questa parte irrinunciabile del menù è piuttosto diffusa e piuttosto antipatica anche se in questo caso viene addolcita in parte dall’assenza della voce coperto nel conto finale.

La lista dei vini è strettamente legata al territorio, solo toscani, è ben suddivisa utilizzando il criterio della strada del vino di appartenenza(evidentemente un criterio più conosciuto delle denominazioni in Austria e Germania): il numero di etichette è certamente sufficiente, ma piuttosto contestabile mi appare subito la scelta delle stesse e, come prevedibile, il ricarico applicato.

Vi faccio solo un paio di esempi di vini di Castello Banfi, prodotti reperibilissimi, così che vi possiate fare un’idea: 21 euro per una bottiglia di “Le Rime” o di “Fumaio” sono francamente un’esagerazione, nell’ordine del 500-600% di ricarico e non mi meraviglio certamente se nei tavoli vicini si continua a trangugiare birra.

Noi abbiamo bevuto una bottiglia di “Serrabacio” di Serraiola(Monterotondo Marittimo), un blend di Marsanne e Roussanne fermentato in barrique, vitigni piuttosto inusuali in Italia che danno vita ad un prodotto molto bevibile con una spiccata sapidità: non fatemi sapere quanto costa, vi dico solo che io l’ho pagato 28 euro.

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