Mi capita di frequentare spesso Livorno e non sono poche le differenze che noto quotidianamente tra l’organizzazione del commercio enogastronomico labronico e quello della nostra città, differenze che forniscono, a mio parere, ottimi spunti a chi volesse creare in questo momento un’attività a Grosseto.
Da un punto vista “istituzionale” si nota lo spazio, diametralmente diverso, che viene concesso al concetto di mercato quotidiano: mentre a Livorno il mercato(sia coperto che all’aperto) fa da contraltare più che degno alla grande distribuzione a Grosseto non esiste un mercato quotidiano all’aperto, mentre il mercato coperto vede sempre più spesso aumentare il numero dei banchi desolatamente vuoti.
Nella concezione labronica il mercato è sì luogo di commercio, ma è anche luogo di incontro, occasione di convivialità: nella zona del mercato si concentrano infatti un gran numero di negozi enogastronomici di ottimo livello(pane, formaggi; salumi; gastronomia), ma soprattutto si collocano rivenditori di cibo da strada che accompagnano alla perfezione le mattinate al mercato.Per la colazione si potrà approfittare delle specialità dell’ Antica Friggitoria con frati e bomboloni fritti sul momento, di una leggerezza inaspettata, mentre all’ora di pranzo ci si potrà sbizzarrire con il Cinque e Cinque di Gagarin(schiaccia con la torta di ceci in mezzo) accompagnato dalla classica spuma o il mitico panino della Barrocciaia(con infinite varianti, vi consiglio comunque salsa verde, arrosto, melanzane, pomodori, cipolla e strappalenzoli).
Naturalmente quella di Livorno è una realtà sociale molto popolare, fatta di riti antichi che ormai non sembrano trovare più spazio all’interno della maggior parte delle altre città: il divario però tra le due realtà sembra non essere giustificato dal diverso, ma non troppo, substrato sociale e chi sembra rimetterci, in questo percorso di omologazione imperante, è il gusto e lo spirito della nostra città.
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