martedì 24 agosto 2010
Maremma che barba!
Stamattina mi sono imbattuto nella trasmissione "Omnibus Life" su La7, ospiti l'enocritico Luca Maroni e Rosario Trefiletti di Assoconsumatori.
Al di là dei solti discorsi, ormai triti e ritriti, mi ha colpito soprattutto la discrepanza esistente tra i principi enunciati da entrambi gli interlocutori, promotori di una "democraticizzazione" e "divulgazione" del vino e il linguaggio utilizzato da Maroni che, nell'encomiabile intento di crearne uno nuovo, ha forgiato termini e concetti(l'onnipresente vino-frutto ad esempio) che a distanza di anni non hanno fatto breccia nel lessico nè degli esperti nè della massa e si trovano ancora relegati nei testi e negli interventi dello stesso Maroni.
Sarebbe il caso, in un processo di democraticizzazione e divulgazione, di prenderne atto e cambiare registro.
Molto spazio è stato dedicato anche alla produzione della nostra Maremma, dal momento che lo stesso Maroni è stato scelto dalla Camera di Commercio di Grosseto quale promotore/testimonial della nostra zona( e potrebbe esserlo anche in futuro, vedete qui): ne sono state lodate le Istituzioni(disinteressato...) e i prodotti ("Si può quindi dire che il Morellino è un buon vino" ha chiosato la conduttrice).
Mi ha colpito anche il continuo riferimento di Maroni alla GD, come canale privilegiato di distribuzione: se da un lato potrebbe sembrare un canale "democratico" dall'altra produce uno squilibrio di forze evidente che porta alla diminuzione del reddito per i produttori e una tendenza all'omologazione dei prodotti di cui non si sente certo il bisogno, soprattutto in Maremma.
Non me la sento di giudicare per un sacco di buoni motivi, ma credo che le nostre Istituzioni, prima di decidere chi debba rappresentarci per i prossimi tre anni(per la modica cifra di 150 mila euro), si debbano guardare bene intorno e non pubblicare un bando della durata di 20 giorni in agosto. A buon intenditor...
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Mi inviti a nozze, eh? :)
RispondiEliminaE' nota la mia posizione su Maroni, la promozione della Maremma, ecc., quindi non ci torno sopra, basta leggere il post che hai linkato.
Non ho visto il programma di cui sopra, però di una cosa non mi sento di accusare Maroni, di quando parla di GDO. Credo che sia giunto il momento di fare un doppio sdoganamento. Il primo riguarda lo snobismo degli amanti del buon vino e dei produttori del buon vino verso la GDO, e il secondo quello della GDO verso i buoni vini.
Ci sarebbe da guadagnare, sotto tutti i profili, da un atteggiamento pragmatico e moderno verso il vino in GDO. Sempre che la GDO decidesse di dare un servizio di qualità ai suoi clienti, come scelta di prodotti, come informazione e servizio al cliente, come politica di prezzi volta non solo ad usare certi vini come "loss leaders" (vini messi a prezzi bassi, al limite del sottocosto, per attirare i consumatori e guadagnare sugli altri prodotti).
La GDO è sostanzialmente una fila di scaffali dove sono riposti beni che vengono proposti in vendita ai consumatori, se una fila fosse composta da buoni vini a prezzi corretti, non vedo dove sarebbe lo scandalo (ed infatti non c'e', visto che all'estero la proposta vino in GDO è ben diversa e di diversa qualità).
E' probabile che mi sia spiegato male. Io non ce l'ho con la GDO per partito preso, ce l'ho con questa GDO, con la realtà che viviamo almeno in Toscana, dove la concorrenza tende a zero.
RispondiEliminaAllo stesso tempo però ho vissuto 7 anni a Roma e anche lì, dove la concorrenza tra catene non manca, il risultato non è granchè: esclusi a priori gli hard discount, anche le catene straniere tendono a proporre prodotti francesi di costo contenuto e italiani di fattura industriale.
Frequento di solito il Conad di Viale Clodia a Grosseto e, sebbene l'offerta non sia sempre delle più economiche(Schidione, Tignanello, Krug, Crystal, Capatosta...) non mi sono mai sognato di acquistare lì una bottiglia che si trova nella vetrina(chiusa a chiave) all'impiedi da chissà quanto tempo.
Se acquistassi quella stessa bottiglia di Capatosta da te(anche se forse me la faresti pagare addirittura più cara vero?) o da un enotecario di fiducia, so che il tragitto dalla cantina alla mia tavola sarebbe stato affidato a persone che hanno passione e competenza di vino, che l'hanno curata e coccolata.
Ma per un dipendente del CONAD, magari stagionale, magari apprendista e con il contratto in scadenza cosa rappresenta quella bottiglia? Un oggetto come un pacco di pannolini, una mortadella di Bologna, una bottiglia di Tavernello frizzante.
Non saprà consigliarmi, rincuorarmi, convincermi e se la riporterò indietro perchè sa di tappo, mi rimanderà all'accoglienza come se avessi trovato una mozzarella blu.
Non mi piace e secondo me non è il futuro.
Se proprio vogliono vendere vino, magari di livello, potrebbero pensare ad un punto vendita aggregato come succede per la Parafarmacia, ma io non lavoro nella GDO e probabilmente sono solo fantasie, nel frattempo mi astengo dal comprare.
come dicevo l'approccio e' sbagliato da ambo le parti, e la colpa maggiore ce l'ha QUESTA GDO. Sta a loro proporre un servizio di qualita' e prodotti di qualita'. Il tipico esempio sbagliato e' proprio quello della Conad di Grosseto, con la loro vetrinetta di vini comprati da qualche enoteca compiacente e messi sottocosto per attirare il pubblico. Questo significa che il vino non e' un prodotto su cui investire per loro, ma uno specchietto per le allodole, tuttalpiu' una commodity. E' un vero peccato perche' tutti noi andiamo a fare la spesa al supermercato piu' o meno di frequente, e avremmo tutti interesse che i servizi fossero migliori. In Inghilterra e in Francia non funziona cosi', e il supermercato e' parimenti prodotto e servizio. Il servizio in Italia e' un concetto ancora molto estraneo, chissa perche', visto che paga a volte piu' del prodotto stesso.
RispondiEliminaAh sì? Cioè quelle bottiglie di Capatosta non le hanno comprate da te, ma le hanno reperite per vie traverse? Mah... A me tempo fa hanno venduto delle confezioni di spaghetti con scritto dietro bello grande "OMAGGIO". A pensarci bene conosco anche enotecari che vendono le bottiglie che le aziende gli mandano come campione, senza mai ordinare quel vino...
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