venerdì 20 agosto 2010

Le parole del vino



In questi giorni sto leggendo "Le vie del vino" di Johnathan Nossiter, l'autore del chiacchieratissimo documentario "Mondovino".

Sorvolando sulla piacevolezza della scrittura e sull'impalpabilità dei riferimenti enologici presenti nel libro, dovuti in gran parte alla mia quasi assoluta inesperienza in materia di vini francesi, debbo sottolineare il richiamo alla riscoperta di un approccio anarchico nella produzione, nella commercializzazione e nella critica del vino.
L'approccio, ai più distratti, potrà apparire innovativo, mentre chi avesse incrociato, anche solo per scritto, il pensiero di Luigi Veronelli avrà l'impressione di aver già sentito queste parole diversi anni fa, in tempi veramente non sospetti.
Appare chiaro che al momento le voci fuori dal coro siano ridotte a poche unità sulla scia di quello che accade nel giornalismo, nella politica, nell'economia e che ci si barcameni tra il conformismo, il qualunquismo e il bastiancontrarismo alla Grillo, che altro non è che l'altra faccia della stessa medaglia.
Lo schema di analisi di un vino (così come quello di produzione) è spesso il medesimo per la maggior parte dei critici (e dei produttori), il linguaggio è lo stesso e l'omologazione è il criterio dominante.

Di voci indipendenti in giro non se ne vedono, se ci sono preferiscono tacere.

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