mercoledì 18 agosto 2010
La Saga delle sagre
Chi arrivi in Maremma nei mesi estivi non potrà fare a meno di notare la grande proliferazione di Sagre che si organizzano ovunque.
Malviste dai ristoratori, che le considerano una forma di concorrenza sleale, godono del favore di chi è alla ricerca di informalità e prezzi modici.
Sull'informalità nessun dubbio: stoviglie di plastica(spesso), file alla cassa, e servizio spicciativo sono insiti nella tipologia di evento, insieme alle zanzare che talvolta le popolano. Anche sui prezzi modici pochi dubbi, anche se, rapportandoli alla qualità dell'offerta, a volte tanto modici non sono.
La mia idea è che esistano sagre e sagre.
Ci sono quelle che promuovono un piatto tipico, un'identità, sono originali e possiedono un anima.
Di contro noto sempre più sagre anonime, interminabili, generaliste, create con lo scopo di far cassa, sfruttando il volontariato,
Contro questo tipo di manifestazioni mi trovo al fianco dei ristoratori, la concorrenza sleale è evidente e non contribuisce a creare un solo posto di lavoro, nè a promuovere un prodotto del territorio, nè a mantenere viva una tradizione.
Credo che a questo proposito sarebbe opportuno un intervento da parte delle Istituzioni, la Provincia ad esempio, che entrino nel merito delle varie sagre, valutandone motivazioni e opportunità, moderandone il numero e la durata.
Sarebbe un ottima via per tutelare i nostri ristoratori e soprattutto le nostre orecchie, visto che con il proliferare delle sagre aumenta la richiesta di gruppi musicali e cresce esponenzialmente il numero delle "capre"(perdoneranno il termine) che si improvvisano musicisti e cantanti.
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Quella delle sagre è una politica sconsiderata. Troppe, troppo generiche, troppo lunghe, e in deroga a molti obblighi che hanno i ristoratori, che in più "presidiano" il territorio tutto l'anno, anche nei periodi meno frequentati, danno lavoro a noi e a tante persone.
RispondiEliminaLa sagra, pur se con finalità condivisibili, crea ingiustizia. Non è giusto che per finanziare la squadra di calcio locale ci debbano rimettere le attività produttive regolari. Insomma, se uno vuole una squadra, che se la finanzi con i soci, i genitori, i giocatori, gli spettatori, ecc., non con i ristoranti.
Tra l'altro, specialmente quando si arriva al vino, nelle sagre la scelta è disastrosa. Ho assaggiato alla sagra dell'anguilla di orbetello uno dei vermentini, locale, piu' terrificanti della storia, alla non modica cifra di 8 euro a bottiglia, con bicchieri di plastica naturalmente.